SOLDATO DVORAK, CHE NON CONOSCEVA IL NUOVO MONDO

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10 MARZO 2016 – C’è anche un Dvorak tra i caduti austro-ungarici nel campo di prigionia di Fonte d’Amore a Sulmona durante il primo conflitto mondiale.

Proprio come l’autore della sinfonia “Dal nuovo mondo”; proprio a sottolineare come i destini si dividano così profondamente ed uno può essere quello di finire, sconosciuto, tra i malati di una epidemia in una sconosciutissima terra di una Europa misteriosa, oppure tra i più celebrati autori che di una terra sconosciuta, nuova e vivificante, catturano le note riprendendo anche un frammento di un canto indiano per lasciare che chi ascolta, cento o duecento anni dopo, sappia assaporare il messaggio globale della musica lontano dai cannoni e dalle mitragliatrici.

Questa lista dei (circa) 400 caduti a Fonte d’Amore riporta nomi e cognomi in gran parte non pronunciabili; e il coacervo di 18 lingue delle quali era formato l’Impero austro-ungarico, raccolte cento anni fa sotto al Morrone, conferma che era difficile intendersi ed è stato difficile morire così lontano da casa. Ne hanno parlato nella giornata di studi sulla “Prigionia di guerra in Italia” cechi e slovacchi, soprattutto, perché sono stati gli ambasciatori di queste due repubbliche a recare visita ufficiale alla cittadinanza che accolse i loro antenati e ne conserva le spoglie nel posto più bello del cimitero. Ed hanno reso omaggio a questo ossario-sacrario; fosse anche ogni cento anni, sarebbe una frequenza accettabile, purchè si ricordino quelle tante, giovani esistenze.

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