ELEZIONI SOTTO LA BUFERA: UN DISEGNO PER STRONCARE LA DEMOCRAZIA

594

LE MANOVRE DI D’ALFONSO E LE RICHIESTE DEI PARTITI PORTANO ALLA PROROGA DI GIOVANNI LOLLI, FACENTE FUNZIONI DI GOVERNATORE MA NEPPURE CANDIDATO ALLA PRECEDENTI CONSULTAZIONI

4 GENNAIO 2019 – Se non fosse stato previsto da una legge nazionale, il divieto di tenere elezioni in epoca precedente al 15 aprile o successiva al 15 giugno sarebbe sembrato un residuo della… vecchia politica, cioè di quella fatta di grandi comizi in piazza, di cortei di auto con altoparlanti e bandiere; insomma di tutto quello che si fa all’aria aperta e, in particolare, in periodo nei quali la gran parte della popolazione non è impegnata nel duro lavoro fisico, antitetico a quello tracciato negli orizzonti della new economy. Era un’Italia che lavorava e che non doveva campare di rendita sugli immigrati.

Sembrava proiettato, ai tempi di un Berlinguer che non lo stava a sentire, all’assalto al Palazzo d’Inverno e ora gestisce le elezioni d’inverno senza neanche essere stato eletto. Giovanni Lolli è il primo a destra sul palco in Piazza XX Settembre

Poi ci sono state le prima deroghe al divieto e si è potuto votare, per esempio, il 20 giugno. E della sana legge che concentrava le consultazioni politiche alla primavera è stato fatto strame; di lì a poco fu del tutto abrogata. Quindi sono state fissate elezioni a febbraio per portare al governo Matteo Renzi e mettere i bastoni tra le ruote dei 5Stelle spezzando la crescita che le statistiche evidenziavano; per finire alle elezioni del 4 marzo scorso, quando la curva in ascesa dei 5Stelle si andava esaurendo e bisognava sfruttare, in contrapposizione, la crescita della Lega, per impedire la totale vittoria degli “incompetenti”.

In Abruzzo è andata peggio, perché per ben quattro mesi il “governatore” uscente D’Alfonso ha tentato di rinviare le elezioni, fino a quando non è stato costretto a scegliere  e, da uscente, è uscito, per andare al Senato dove aveva deciso di rivolgersi nella speranza di fare il ministro o il sottosegretario e si è trovato tra i tanti peones. Ha rinviato fino a quando ha potuto ed è riuscito ad evitare le consultazioni in autunno.

In definitiva, gli elettori dovrebbero recarsi alle urne in febbraio, conseguenza minima per evitare che la Regione venga governata per un anno intero da Giovanni Lolli che non ha neanche partecipato alla competizione di cinque anni prima perché in certi ambienti, come sa, le battaglie elettorali sono viste come il fumo negli occhi, e non per niente in quelle acque navigano bene i “competenti”.

Ma questo allungamento irragionevole ha avuto i suoi rischi. Il principale è quello che i partiti percepiscono adesso: in un fine settimana carico di impegni in vista del termine per presentare le liste, la neve sta bloccando tutto. Di qui la richiesta, quasi corale, di rinviare le elezioni regionali, che sembra una cosa ovvia, ma è particolarmente grave proprio in virtù del fatto che una regione solo in via del tutto eccezionale può essere retta da un non eletto. Lolli, infatti, è stato cooptato in giunta, in applicazione di una legge che non avrebbe dovuto essere neanche concepita in un Paese democratico: giammai l’Abruzzo può rimanere in balìa di un uomo che non ha avuto neppure la faccia di presentarsi o il fastidio di fare una campagna elettorale.

Ma quando fa questioni di principio sembra quasi un eletto dal popolo

Tanto più che costui, invece di limitarsi a fare ordinaria amministrazione come a stento la disciplina di un Paese democratico consentirebbe a chi non è eletto, parte per la guerra per rimbrottare la sindaca di Roma che chiede di prorogare la convenzione sui rifiuti; oppure salta come un grillo per far notare come sia capace di far rimangiare ai romani la decisione di mettere dove vogliono, nel loro territorio, i capolinea delle linee di autotrasporto. E si gloria di aver preservato i Masterplan dalla manutenzione ai viadotti (come se fosse migliore opzione sprecare 160 milioni nella ricostruzione della inutile fondovalle Sangro voluta dal suo padrone Legnini rispetto agli interventi sulle autostrade che sono la linga per tutto l’Abruzzo). Insomma, un supplemento di campagna elettorale che, con i mezzi della Regione, il non-trombato perché non-candidato si concede in violazione di ogni fair-play istituzionale.

E tutto questo era ampiamente prevedibile. Dunque, può essere stato ampiamente determinato.

Please follow and like us: