I REDDITI DEI COMUNI NON DICONO NIENTE, SE NON SI PUBBLICANO I REDDITI DEI SINGOLI CONTRIBUENTI

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 “IL TEMPO” PROPONE UNA INIZIATIVA PREZIOSA CHE VA PROSEGUITA IN UNA CERTA DIREZIONE

14 DICEMBRE 2013 – “Il Tempo” di oggi pubblica al statistica dei redditi dei Comuni abruzzesi: un lungo elenco con qualche sorpresa.

Comunque è una iniziativa molto opportuna, perchè conferma l’interesse su un aspetto qualificante della vita sociale, cioè sul controllo della legalità e non solo di quella che debbono rispettare gli altri. Non è tuttavia risolutivo sapere che Sulmona si trova al quattordicesimo posto dietro Pescara, L’Aquila, Scoppito, Chieti, Avezzano, Teramo, Francavilla al Mare, Rivisondoli, Massa d’Albe, Fara San Martino, Rocca di Mezzo, Moltesilvano, Morino; e prima di Scurcola Marsicana. Si tratta di vedere come e quanto, soprattutto i lavoratori autonomi, pagano di tasse. Ne emergerebbe un quadro dagli aspetti contrastanti: l’onere soverchiante, quasi insostenibile, che debbono affrontare in pochi e la vertiginosa evasione che è consentita ai molti.

Ma per evitare che queste parole rimangano le solite, buone per tutte le interpretazioni, bisognerebbe passare alla fase successiva: cioè alla pubblicazione delle dichiarazioni individuali dei contribuenti italiani. Si vedrebbe che alcuni avvocati, medici e ingegneri dichiarano quarantamila euro di reddito, laddove altri avvocati, ingegneri e medici, che lavorano nello stesso contesto economico e sociale, pagano imposta netta di quarantamila euro, cioè dichiarano quasi 200.000,00 euro l’anno. Si vedrebbe che per alcuni liberi professionisti e commercianti il problema è di non dichiarare al di sotto dei parametri fissati dall’Agenzia delle entrate con gli studi di settore (che sembrano la grande sfida del presente), mentre altri liberi professionisti dichiarano il doppio di quello che la stessa Agenzia si aspetta da loro e subiscono verifiche e ispezioni degli uffici finanziari e della Guardia di Finanza, forse perchè, invece degli studi di settore, vale il principio che chi dichiara di più evade di più. Tutto questo non è molto illuministico e razionale, ma guida le scelte degli uffici finanziari e della Guardia di Finanza nelle verifiche e nelle ispezioni.

Se uno scempio del genere deve ancora protrarsi, è il caso di pubblicare quali siano le dichiarazioni dei redditi, come si faceva quaranta anni fa sul Tempo e sul Messaggero, provocando le furie di avvocati, medici, ingegneri evasori e arroganti.

Si pubblichi, per esempio, quali sono i redditi delle badanti e quanto pagano di tasse le badanti. Oppure, solo perchè non si saprebbe a chi affidare gli anziani, le badanti debbono evadere milioni di euro? E’ questo il concetto elastico della lotta all’evasione: si può fare solo per alcune categorie? La storia della lotta alla evasione a Sulmona è stata anche coronata da una risposta che la Guardia di Finanza fornì alla moglie di un imprenditore che dichiarava 24 milioni (di lire) all’anno e non fu rigirato come un calzino perchè questo avrebbe “determinato una violazione della privacy” (sta in tribunale la traccia di questo monumento istruttorio). Nel 2008 “Libero”, quotidiano diretto da Vittorio Feltri, riuscì a procurarsi e a pubblicare in parte le dichiarazioni dei redditi che il Ministro dell’Economia uscente aveva inserito in internet (per un paio di giorni, poi l’Italia bigotta si rivoltò) ed emersero delle sorprese che avrebbero comportato una guerra civile, altro che le timidezze degli odierni Forconi…

Se, poi, deve prevalere la privacy, almeno cessino le pacchiane e strombazzate operazioni di controllo nei negozi di Roccaraso sotto le Feste di fine d’Anno. Sono di cattivo gusto perchè sono anche maramaldesche.

Nella immagine del titolo la esilarante, eppure realistica, scena del film “Non ci resta che piangere”, con Troisi e Benigni impegnati a oltrepassare una dogana dove, per qualsiasi cosa si trasportasse, si pagava “un fiorino”

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