DI ANNI ALL’OPPOSIZIONE NEANCHE UN PO’

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PIROETTA DEL POPOLO DI SULMONA, PRIME PERNACCHIE DI CASAPOUND (E NOSTRE)

19 OTTOBRE 2013 – Le scialuppe di salvataggio sono la maggiore industria politica del dopo-guerra.

Ne son servite nelle occasioni più impreviste e ne hanno fatto abuso sindaci come Trotta (che attingeva a piene mani dai transfughi di Democrazia Popolare e del Partito Socialdemocratico), ma anche prima e dopo di quel fatidico 1975 i primi cittadini che si vedevano diventare gli ultimi hanno preso drastiche contro-misure.

Ha alacremente lavorato a costruire una mini-scialuppa anche Enea Di Ianni, antagonista di Peppino Ranalli e inaspettatamente sostenitore della giunta nell’ultimo consiglio comunale. Prende posizione su questa multinazionale del soccorso “CasaPound”, che sottolinea come “Siamo di fronte a uno dei piu’ grandi fallimenti post elettorali di questa amministrazione non solo per l’inesistenza di molti consiglieri ma anche per l’incapacita’ politica e comunicativa dei nuovi assessori. Rimane difficile capire la motivazione per cui il consigliere di opposizione di Ianni abbia votato, e quindi persegua, il programma di mandato del suo diretto avversario visto che nell’ultima campagna elettorale l’ex candidato sindaco poneva sul tavolo dei suoi sostenitori una programmazione completamente diversa da quella che ha nuovamente deciso di scegliere. Detto questo chiediamo alle liste che lo hanno sostenuto, Fratelli d’italia e il Popolo di Sulmona, di chiarire nei confronti di quella gente che probabilmente ha creduto e li ha votati quale sia la linea politica che vorranno perseguire nei prossimi giorni di questa amministrazione”.

In effetti questo temporeggiare del sindaco nell’attribuire le deleghe degli assessorati più pesanti potrebbe derivare dalla necessità di conquistare spazi elettorali insospettati. Una giunta estesa anche agli avversari potrebbe essere spacciata come un “laboratorio politico” contenente un “disegno strategico” verso un “obiettivo mediato”: roba da far impallidire gli equilibrismi di Mario Monti e di Enrico Letta, scolaretti al confronto di chi potrebbe aver detto peste e corna agli avversari solo per il piacere di accoglierli con più premura nella stanza dei bottoni a pochi mesi dalle urne. Alla fine potrebbe essere che l’uomo nero fosse proprio soltanto Fabio Federico e che i suoi collaboratori più stretti non aspettavano l’ora di liberarsi da questo spettro ingombrante.

Dia retta a noi chi legge: è sempre più probabile che si torni a votare a primavera per rifare il Comune. Di anni non dovranno trascorrere; Di Ianni forse sì, trascorrerà presto visto che il suo elettorato non è quello che voleva sostenere Ranalli. Lo abbiamo votato perchè costruisse una opposizione serrata, scrupolosa, incalzante come si fa nelle vere democrazie quando si perde una elezione; e alla prima curva scambia la borraccia con l’avversario…

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